I TEMPLARI 

                                                   


 

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                                                                                       IL PROCESSO, LA CONDANNA

                                                                                                  

                                                                                           il Bafometto                                      Manoir di Jacques de Molay

                                                                                                        

                 Gli interrogatori ripresero ovunque e in Francia continuò l’utilizzo della tortura, così, mentre negli altri paesi europei le confessioni e le ammissioni furono scarse, nei territori controllati da Filippo si ebbero nuove piene e “coincidenti” confessioni (l’omogeneità delle confessioni era un elemento determinante per la credibilità delle confessioni stesse).
   I processi, che avvennero localmente, non furono però privi di sorprese. Jacques de Molay, difese l’Ordine ma  invocò la presenza del Papa, cavalieri rei confessi ritrattarono in sede processuale, altri difesero con dovizia di motivazioni l’Ordine (i templari dell’Auvergne).
    Filippo capì il rischio…Trasferì il potere di giudizio al vescovo di Sens, Filippo di Marigny, fratello del suo consigliere Enguerrando, ottenne da un teologo parigino il parere che i Templari, in quanto rei confessi, non dovessero avere il diritto di difendersi ( parere minoritario rispetto a quello dei Dottori dell’Università).
   Il Marigny fece condannare al rogo 54 templari che, avendo confessato nel 1307 e poi ritrattato furono dichiarati “relapsi”. Dunque chi confessava sarebbe stato sottoposto a misure “penitenziali”, chi ritrattava finiva al rogo… I Templari crollarono. I principali difensori dei Templari sparirono.
    La commissione giudicante pontificia  si aggiornò in continuazione e chiuse i lavori il 26 maggio del 1311. Nell’ottobre dello stesso anno si aprì il concilio di Vienne e discusse dei Templari sulla base dei risultati dell’inchiesta di Sens, ma molti padri conciliari chiesero di mettere agli atti anche le inchieste estere e che si ascoltassero anche le voci in difesa.
   Filippo il Bello era furibondo, la minaccia che marciasse  su Vienne non era da escludersi. Papa Clemente uscì abilmente dall’impasse avvalendosi della sua qualità di Capo dell’Ordine: con la Bolla “Vox in excelso” del 22 marzo 1312 aboliva l’Ordine del Tempio, evitando di emettere una condanna (“non senza amarezza e tristezza d’animo, non per sentenza di giudizio ma per provvedimento o decisione Apostolica”).

 

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  copyright LUCIANO BERTOLINI
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Ultimo aggiornamento: 14-10-16.