Abelardo ed Eloisa - Ipertesti didattici

IPERTESTI DIDATTICI
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Abelardo ed Eloisa

Abelardo ed Eloisa

Scrisse lo stesso Abelardo nei momenti più bui della sua vita di quando , giovane professore di Teologia e Filosofia, vedeva i suoi scolari giungere da tutta Europa per ascoltare  le sue lezioni, ritenute le più sapienti dell'intero Universo. La carriera di Abelardo, bretone di Palais (presso Nantes), iniziata con la fondazione della scuola di St Geneviève di Melun e proseguita al seguito di Anselmo a Laon , aveva raggiunto il culmine nel 1114 a Parigi. Qui resterà, sotto la guida di Guglielmo di Champeaux, dal 1102 , con qualche interruzione, fino al 1136. La tragedia pose fine alla sua luminosa carriera e la tragedia aveva un nome: Eloisa.
Eloisa aveva sedici anni quando incontrò, nel 1117, Abelardo, che era stato scelto dallo zio materno Fulberto come suo maestro. Fulcherio, agiato canonico della cattedrale si occupò moltissimo dell'istruzione della nipote, tanto da ospitare l'ultra cinquantenne Abelardo nella sua stessa casa, così da avere il più prestigioso degli insegnanti a disposizione. Eloisa, quando conobbe Abelardo aveva una cultura eccezionale, tanto da conoscere il latino, il greco e perfino l'ebraico, come testimonia la lettera che Pietro il Venerabile, abate di Cluny, le indirizzò quando lei divenne Badessa di Paracleto (frammento della  lettera).
Abelardo entrato nella casa di Fulberto con l'obiettivo di sedurre Eloisa, afferma lui stesso nelle sue memorie, non tardò ad innamorarsi ricambiato della bella fanciulla e i due furono presto amanti
Fulberto venne informato e si adoperò fino a cogliere in  flagrante gli amanti. Il suo dolore fu grandissimo così  come la sua ira. Cacciò Abelardo ma poco dopo Eloisa si accorse di essere incinta.
Gli amanti allora passarono all'azione e Abelardo rapì la fanciulla portandola in Bretagna presso una  sorella, dove Eloisa partorì il figlio Astrolabio.
Tornati a Parigi i due amanti convolarono a nozze alla presenza dello zio e di alcuni suoi amici con l'impegno di mantenerlo segreto. Il segreto fu invece rivelato da Fulberto e dai suoi parenti che volevano salvare l'onore della famiglia ma Eloisa negò l'evento scatenando le ire  dello zio.  Abelardo, saputo che lo zio se la prendeva con la nipote,  indusse Eloisa a rifugiarsi nel monastero di Argenteuil che l'aveva ospitata da fanciulla.
Questa mossa di Abelardo fu mal interpretata da Fulberto che ritenne , così afferma Abelardo nelle sue memorie, fosse stato ingannato e che l'ingresso in convento significasse l'abbandono  della nipote. La vendetta che seguì fu terribile: Abelardò fu aggredito ed evirato.  Avvilito e vergognoso Abelardo si ritirò nell' abbazia reale di San Dionigi, sede monastica di grande prestigio in quanto la si riteneva fondata da Dionigi l'Areopagita, mentre Eloisa, insensibile ad ogni pressione contraria, prese i voti monastici ad Argenteuil e darà un significato a questa rinuncia che angustierà Abelardo ("Ricordarti che io mi trovo qui non per Dio ma per te" scriverà nelle successive lettere ad Abelardo" e ancora "un tuo desiderio e non la chiamata di Dio mi ha indotta a prendere l'abito religioso").  
Abelardo  fu inviato nel monastero di San Dionigi , poi , in contrasto con l'abate, venne  isolato nello Champagne, dove fondò  una scuola di Teologia e Logica che attirò numerosi studenti. Pubblicò un libro, il De unitate et trinitate divina  che suscitò il dissenso dei teologi della scuola di Reims, i quali riuscirono ad ottenere  un concilio (a Soisson) che condannò il libro ed  esiliò Abelardo a San Medardo. Qui non rimase a lungo in quanto ottenne una riabilitazione ed il trasferimento nella vecchia sede di San Dionigi
I vecchi conflitti con l'Abate di San Dionigi non erano sopiti e Abelardo venne chiamato a rispondere del dubbio che manifestò a proposito del fatto che il San Dionigi ,protettore dell'abazia, fosse  proprio quell' Areopagita citato  negli Atti degli Apostoli e non piuttosto il San Dionigi di Corinto. Questo fu il pretesto che rimise  Abelardo  sulla graticola tanto da essere convocato da Bernardo di Chiaravalle di fronte ad un Concilio a Sens. La teologia di Abelardo fu condannata da Bernardo che scriverà a Papa Innocenzo II  "L’errore più grave è  la definizione della fede. La religione è certezza, la fede è immutabile e ridurre i misteri della religione a semplici argomenti di ragione è cosa orribile quanto negarli".  
Abelardo si rifugiò presso Pietro il Venerabile, l'abate di Cluny, che agì da intermediario con Bernardo, per cui si giunse all'eliminazione nel testo della TEOLOGIA di Abelardo dei passi incriminati e al suo perdono.
Sarà lo stesso Pietro il Venerabile ad informare, nel 1142, la priora Eloisa della morte del suo "sposo nel Signore".


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